Scontro nella Procura di Catanzaro
Lo scontro nella Procura della Repubblica di Catanzaro pone gravi interrogativi sul rapporto magistratura-politica-massoneria: la posizione di “Comunità Libere”.
Il tumulto che in questi giorni ha coinvolto la Procura della Repubblica di Catanzaro, in merito all'indagine "Poseidone" sulla gestione dei rifiuti in Calabria, con lo scontro acuto tra Procuratore Capo Dr. Lombardi e P.M. Dr. De Magistris sulla gestione dell'indagine e sulle accuse formulate a carico di un Senatore della Repubblica, appare a "Comunità Libere " un segnale inquietante non solo del livello altissimo di degrado in cui la politica calabrese è ormai caduta, ma anche della consapevolezza evidente dell'esistenza di intrecci devastanti tra malaffare, politica, massoneria e ambienti della stessa magistratura."Comunità Libere " non intende entrare nel merito tecnico-giuridico della vicenda, che riteniamo debba essere chiarita nell'ambito dei poteri costituzionali di controllo dell'operato dai Magistrati, ma vuole con chiarezza denunciare il clima torbido che questo episodio ha suscitato e lo scoramento che ha determinato nella Calabria degli onesti, che, nonostante tutto, continua ad esistere.
Vorremmo che fosse fugato dagli organi competenti del CSM e dal Governo Nazionale l'impressione devastante che sia scattato un qualche meccanismo di blocco di indagini appena queste hanno raggiunto non il vertice delle istituzioni, perchè da tempo l'inchiesta "Poseidone" è entrata pesantemente nelle alte sfere della politica regionale e nazionale, bensì quello che è sembrato il "cuore" del potere nascosto della massoneria deviata, con la scoperta della loggia coperta e segreta di Montepaone. Suscita grande turbamento nei calabresi onesti il fatto che appena l'indagine è entrata in una delle "cupole" dei poteri occulti, evidenziando i collegamenti con la malavita e la gestione distorta del potere politico-istituzionale asservito agli interessi privati e di gruppi, è scattata su questa indagine una cortina fumogena di veleni, di dissidi, di veti e denunce, che rischia di vanificare l'efficacia dell'indagine.
"Comunità Libere " intende sostenere, facendosi carico del "sentire" della Calabria onesta che oggi non ha nemmeno voce, che è necessario, al di là del merito tecnico-giuridico della vicenda, ridare certezza e credibilità delle istituzioni, fugare ogni possibile dubbio sulla correttezza dell'operata della Magistratura inquirente e su possibili coinvolgimenti di Magistrati in operazioni di "contiguità" con la malavita e con la massoneria deviata.
Non ci interessa l'aspetto meramente giuridico della vicenda, ed i suoi esiti interni alla Magistratura, ci interessa invece fortemente l'esigenza di ridare credibilità e certezze al potere giudiziario così fortemente messo in discussione da troppi recenti episodi di contiguità illecita.
Riteniamo che l'eccesso di fatti che vede coinvolti in questioni di illegittimità amministratori, politici, magistrati, ponga con forza, a partire dagli esiti della trasmissione "W l'Italia" di Iacona, l'esigenza di ridare voce e spazio di protagonismo alla Calabria vera ed onesta, a quella della società civile autentica non asservita al potere politico, che per troppo tempo è rimasta zitta davanti alle macerie della politica calabrese, forse annichilita dall'enormità del degrado in cui le istituzioni calabresi, compresa la Magistratura, stanno manifestando nella nostra regione e le condizioni minime di vivibilità democratica.
Abbiamo più volte ricordato che "Comunità Libere " ha posto alla base del suo manifesto programmatico la necessità di organizzare la speranza per difendere la Calabria dall'ingerenza perpetrata dai poteri forti, antidemocratici e/o violenti, e ribadisce che la "legalità è la cornice di un quadro rappresentato dalla giustizia sociale" e che i valori della gratuità, dell'apertura e della trasparenza devono ispirare l'operato delle istituzioni. Sulla base di tale appello, davanti all'enormità del crisi attraversata dalla Calabria, "Comunità Libere " e tutta la rete della società civile e del terzo settore in Calabria sentono il dovere etico, dovranno, in mancanza di segnali evidenti di inversione di tendenza, attivare tutte le iniziative necessarie per combattere e vincere la battaglia per la legalità e per lo sviluppo senza cedimenti ai poteri forti.
Catanzaro, 3/4/2007
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