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Etica e Sviluppo Locale in Calabria

Pubblichiamo qui di seguito l'intervento di Vincenzo Linarello al convegno regionale "Etica e Sviluppo Locale in Calabria" tenutosi ieri 7 novembre a Roccella Jonica.

chi siamo
Avevamo pensato questo convegno prima dell'omicidio del vice-presidente del Consiglio Regionale. Oggi, purtroppo, assume ben più profondi significati. Ma non snatura l'obiettivo principale che ci eravamo dati, anzi...
Il pretesto per incontrarci ci è stato offerto da questi due importanti progetti Equal della Locride. Ma – come ci è stato insegnato – i progetti o si incarnato nelle realtà socio-economiche reali del territorio o probabilmente servono più a chi li realizza che ai destinatari. È per tale ragione che, avviando questi progetti, dobbiamo anche affrontare il tema “Etica e Sviluppo Locale in Calabria”.
Ma chi anima oggi questo convegno? Da chi nasce l'esigenza di questa riflessione?
Nasce da una realtà che in questi anni, con discrezione e abnegazione, ha contribuito a creare lavoro, sviluppo e integrazione sociale in Calabria. Un movimento di laici ispirati cristianamente e impegnati a costruire sviluppo e giustizia sociale. E cioè:

  • il Progetto Policoro, impegnato nelle Diocesi calabresi in un'azione della Chiesa Italiana che vede Pastorale del Lavoro, Pastorale Giovanile e Caritas unite insieme per aiutare i giovani disoccupati a crearsi opportunità concrete di lavoro (www.progettopolicoro.it). In Calabria il Progetto Policoro ha avuto una storia di grande vivacità e di lusinghieri risultati, dando vita a decine di iniziative imprenditoriali in quasi tutte le Diocesi;
  • tutte le realtà nate dal Progetto Policoro Calabria: le imprese e le cooperative promosse dagli animatori di comunità, le cooperative che stiamo avviando nella maggior parte delle Diocesi calabresi e che si specializzeranno in promozione d'impresa, politiche attive del lavoro e inserimento lavorativo di persone svantaggiate;
  • la Fondazione San Bruno, fondazione della Conferenza Episcopale Calabra, che ha come scopo promuovere politiche attive del lavoro efficaci, su tutto il territorio regionale, favorire la nascita di nuove cooperative, facilitare l'accesso al credito. La Fondazione San Bruno è, in pratica, uno strumento formale e strumentale del Progetto Policoro in Calabria;
  • tutto il movimento per il lavoro e la giustizia sociale strettamente legato a mons. Giancarlo Bregantini, che nella Locride è rappresentato dalla Pastorale Sociale e del Lavoro, dalla Commissione Giustizia e Pace, dalla Caritas, dal progetto Crea Lavoro e da tutte le cooperative e imprese create in questi anni, dal Consorzio Sociale GOEL (consorzio di cooperative sociali aderente a CGM), dalla cooperativa Valle del Bonamico (facente parte del Consorzio Sociale GOEL), dalla cooperativa Agrinova, ecc.;
  • il Consorzio CS Meridia di Cosenza (consorzio di cooperative sociali aderente anch'esso a CGM) con tutte le cooperative da esso promosse o accompagnate in questi anni, e anch'esso impegnato con la propria Diocesi nel Progetto Policoro;
  • il Consorzio Mare Nostrum di Catanzaro, consorzio storico di cooperative sociali aderente a CGM.

 
i risultati
Tutto questo movimento, in Calabria, è riuscito a produrre risultati molto concreti. Per la prima volta abbiamo tentato di fare un censimento basilare di queste realtà; oggi ne presentiamo pubblicamente i dati aggregati, escludendo le tante iniziative in corso d'opera che – speriamo - arricchiranno presto i frutti del nostro lavoro:

Numero Cooperative Sociali

46

Numero Cooperative non sociali

25

Numero di altre imprese

81

Numero complessivo di imprese

152

Numero totale di soci persone fisiche

726

Numero totale di occupati

1315

Ammontare del fatturato aggregato

16.260.000

 
L'aspetto interessante di questi dati è che non rappresentano un'aggregazione posticcia di realtà debolmente collegate, ma bensì lo sforzo collettivo e consapevole di tante persone e iniziative che cercano di confluire in un unico progetto di sviluppo economico e sociale, per i nostri territori e la nostra regione, guidato da chiari valori etici di ispirazione cristiana. Questo per noi ha comportato, ormai da qualche anno: incontrarsi, riflettere, programmare azioni e strategie che vivano nei territori locali ma si esprimano in ambito regionale; vuol dire sentirsi una comunità di persone e imprese che agiscono insieme, guidati da una visione comune.
Quanto è stato realizzato è anche frutto e origine di tanti collegamenti nord-sud e sud-sud che in questi anni abbiamo curato e sviluppato. Oggi vi è una rete veramente ampia, a livello nazionale, che supporta in modi diversi il nostro lavoro sui territori:

  • il Trentino, che grazie a mons. Bregantini è impegnato sul versante cooperativo, istituzionale ed ecclesiale;
  • la Diocesi di Milano, con la Caritas Ambrosiana e tutto il movimento della cooperazione sociale;
  • Modena e l'Emilia Romagna con la cooperazione sociale e le associazioni dei Calabresi;
  • il consorzio nazionale della cooperazione sociale CGM, con i suoi 80 consorzi e 1300 cooperative sociali presenti in tutte le regioni italiane, oggi presente anche qui in sala con tanti suoi cooperatori provenienti da tutt'Italia e che in questi giorni hanno espresso una grande solidarietà per questo territorio, silenziosa ma efficacissima!
  • le Diocesi del nord-est e le tante Diocesi sparse in tutte le regioni italiane;
  • tanti uomini politici e istituzioni che, a diversi livelli, e spesso con grande discrezione, seguono, supportano e apprezzano disinteressatamente il nostro lavoro;
  • tante realtà di cooperazione sociale operanti nelle regioni del sud;
  • ecc. ecc.

 
Per questa ragione i risultati conseguiti sono anche la rappresentazione della straordinaria potenza che possono esprimere rapporti di reciprocità veri e profondi!
i valichi
Nei territori abbiamo prevalentemente camminato insieme a gente umile, che non poteva o non voleva avere altri riferimenti al di fuori di noi. Questo lavoro di “trincea”, con questi compagni di viaggio, ci ha consentito di sperimentare logiche e dinamiche che spesso sfuggono agli “ingegneri dello sviluppo locale”, che non vengono tematizzate nei simposi della progettazione socio-economica, che non vengono affrontate nei documenti di programmazione. È un osservatorio molto crudo della realtà quotidiana con cui la gente si continua a confrontare.
Nei nostri territori non viene valorizzato chi è professionalmente competente o umanamente capace, bensì chi è in grado di esibire una chiara appartenenza a persone o gruppi in grado di scambiare fette di potere, capaci di influenzare in varia misura i nodi della vita quotidiana di ciascuno. L'appartenenza può essere ad un determinato gruppo politico, alla massoneria, alla 'ndrangheta, ad una famiglia, ad un papà o ad un parente “che conta”, ad un uomo di potere, a uomini di Chiesa. L'appartenenza conta più della competenza: questa è l'amara constatazione di molti giovani che, per sentirsi sufficientemente valorizzati, spesso preferiscono emigrare.
Da ciò ben si comprende quella che abbiamo definita con mons. Bregantini la “logica dei valichi”. Prendiamo ad esempio un giovane che voglia costruirsi un'attività imprenditoriale.

  1. Innanzitutto, dopo aver pensato alla sua idea d'impresa, egli si pone il problema se vi sia qualche aiuto economico pubblico. Il primo valico, dunque, è quello di reperire l'informazione, che spesso viene “venduta” da personaggi che in cambio chiedono denaro o un primo assoggettamento.
  2. Ma non basta reperire le informazioni, bisogna anche saperle usare. Anche in questo caso vi è chi si offre: “non ti preoccupare, me la vedo tutto io”, che suona come una promessa di soggezione, in quanto per tutto si dipenderà sempre da qualcuno. Il servizio di solito è completo: ti viene elaborato il progetto, ti viene presentato, vengono attivati tutti i canali necessari perché finisca tra i “pochi eletti” ammessi al finanziamento. Per un simile servizio (che bisogna affidare alle persone giuste ovviamente) non basta certamente un compenso economico.
  3. Poi bisogna compiere una serie di formalità per attivare l'impresa. Tante formalità, che possono richiedere qualche settimana o mesi e mesi. Dipende... Da cosa? Dalle appartenenze che si riesce ad esibire, dalle clientele che si riesce a “comprare”.
  4. Oggi non vi è alcun finanziamento che possa fare a meno di una banca. Qui vi è un altro valico: non importa quanto sia robusta la tua idea imprenditoriale, è necessario esibire garanzie patrimoniali, di molto superiori all'anticipazione richiesta.
  5. Chi sceglierà di rivolgersi ad un mercato privato innanzitutto dovrà compiere una ricerca preliminare per verificare se nel suo bacino di riferimento operi un'impresa gestita da qualche mafioso o suo prestanome, pena essere destinato a chiudere in breve tempo. Poi dovrà far bene attenzione a non crescere troppo e divenire eccessivamente visibile, altrimenti la 'ndrangheta lo onorerà comunque delle sue attenzioni. Se chiederà aiuti per investire nella propria azienda potrebbe ritrovarsi con funzionari o politici pronti a presentargli liste di persone da assumere e/o campagne elettorali da sostenere.
  6. Per chi si rivolgerà ad un mercato pubblico la vita diverrà ancora più dura. Storicamente il mercato più importante al sud è stato (ed è ancora) quello pubblico. Si pensi che l'importo complessivo dei bandi di gara per le sole opere pubbliche in Calabria nel 2004 ammonta a 2.422,20 milioni di euro, con una crescita del 235,1% dal 2002, una media di 1.215,19 euro annui ad abitante! (Fonte “Rapporto 2004 opere pubbliche” Regione Emilia Romagna) La competizione, in molti casi, non è generalmente fondata solo sulla qualità della fornitura, quanto piuttosto sulla qualità e quantità dei patrocini clientelari o su legami alla 'ndrangheta. In questi casi il libero mercato diventa un concetto puramente teorico. Quasi nessuno viene risparmiato, nemmeno le cooperative sociali, a volte anche per poche migliaia di euro. Se le somme di denaro sono ingenti il rischio è di vedersi comunque richiedere, più o meno tacitamente: - tangenti;
    - liste di persone da assumere;
    - pacchetti di voti;
    - scambi di favori.
    Ovvero combinazioni plurime di questi elementi proporzionati agli importi in gioco.

 
Certo, non sempre e non tutto è così. Ma le eccezioni abbiamo il timore che siano divenute sempre più rare ed i settori entro cui valgono queste regole sempre più ampi. Essere onesti in questo contesto diviene un'anomalia. La libera concorrenza e il libero esercizio d'impresa divengono comportamenti eroici.
i poteri
Nella Locride abbiamo constatato che la gente condivide profondamente il nostro percorso e la proposta culturale che fa mons. Bregantini. Però notiamo anche una forte resistenza al cambiamento dei nostri sistemi locali: non solo della gente comune, anche dell'economia, della politica, delle istituzioni, ecc. Molta gente è chiusa in una morsa paralizzante: da un lato vi è una disponibilità al cambiamento dall'altro c'è qualcosa che la costringe a fare esattamente il contrario di ciò che vorrebbe, conformandosi docilmente ai meccanismi sociali che magari rifiuta o rigetta.
Sembra che le problematiche non siano determinate solo da un certo tipo di cultura o di mentalità ma anche e soprattutto da alcuni “sistemi di potere” o – per dirla cristianamente – da “strutture di peccato”, che assoggettano la gente attraverso le esigenze di sopravvivenza quotidiana.
Quando il potere si fa così pervasivo, tale da controllare tutti gli snodi più importanti della vita quotidiana, come si fa a non assoggettarsi e dire di no alle logiche mafiose e clientelari?
Come si fa a dire di no quando devi trovare un lavoro ad ogni costo per mandare avanti la tua famiglia e crescere i tuoi bambini?
Come si fa a dire di no se un tuo caro rischia di crepare in un letto d'ospedale?
Come si fa a dire di no se l'alternativa è buttare la tua famiglia e i tuoi figli nella paura e nel terrore?
Come si fa a dire di no se devi assolutamente ottenere un prestito, un certificato, un'autorizzazione perché la tua impresa non chiuda?
Come si fa a dire di no se sai matematicamente di essere escluso senza una buona raccomandazione?
Il clientelismo è spesso un percorso di “sopravvivenza” per la nostra gente, in una realtà pervasivamente dominata da queste logiche. Così ogni occasione è buona per dir grazie a qualcuno, sia che uno abbia o non abbia titolarità ad ottenere ciò che chiede.
Questo sistema non credo sia casuale. Non è neanche semplicisticamente il frutto di una cultura distorta. È un sistema di potere strutturato, spesso pensato consapevolmente, per estorcere denaro e/o consenso dalla gente. I soggetti di questo potere, pur a livelli e con modalità differenti, sono: la 'ndrangheta e le massonerie deviate con tutto l'indotto di cortigiani, consorterie varie e comitati d'affari, non organici ma spesso collusi.
La 'ndrangheta per molti ambienti rurali, per molti ceti popolari, spesso rimane l'unica fonte di appartenenza ad accesso (apparentemente) gratuito. Al contrario di ciò che si pensa non è solo il denaro che spinge ad affiliarsi, ma anche e soprattutto l'idea distorta del “rispetto”. Dietro le lusinghe del denaro e del “rispetto” si cela una vita d'inferno: si vive nella tensione e nella paura continua, vi è un'altissima probabilità di finire ammazzato, tanti anni della propria vita a volte sono trascorsi in carcere, non si vedono i propri figli crescere, quello che si guadagna lo si spende in processi e avvocati; si viene rispettati solo per paura e quasi mai si ha un'amicizia vera.
Al rispetto della 'ndrangheta noi contrapponiamo la rispettabilità che proviene dall'onestà e dalla capacità di fare del bene. Proponiamo ai mafiosi quindi di dissociarsi, siamo disponibili ad accogliere le persone detenute o ex-detenute “scaricate” dalla 'ndrangheta, non più “funzionali”, e ci impegneremo – con il sostegno pubblico - ad offrire un lavoro onesto, forse più modesto, ma che consenta loro di guadagnare e spendere i soldi vivendo in tranquillità, crescere i loro figli senza rischi e continui abbandoni. Per non divenire servili nei confronti di chi detiene il potere proponiamo loro di far rete e far valere insieme i propri diritti.
Sulle massonerie deviate ovviamente pende l'evidente illegalità. Ma anche il mutuo-aiuto e la solidarietà esclusiva (cioé che esclude gli altri) tra i “fratelli”, nella massoneria legale, pone grossi problemi etici in Calabria: possiamo, infatti, ammettere la possibilità teorica di una reciprocità tra membri della massoneria a Milano, dove esistono molti imprenditori che legittimamente possono usare i propri beni privati per aiutare chi desiderano. Ma, in una regione dove il potere da “scambiare” viene principalmente dalla dirigenza o dall'amministrazione della “cosa pubblica”, come è possibile aiutare un “fratello” senza violare la legge o l'etica della pubblica amministrazione? Come si comporterà, ad esempio, un massone se dovrà esaminare una richiesta, un progetto presentato da un suo “maestro” o da un suo “fratello”?
L'appartenenza massonica, inoltre, comporta un clima di segretezza – o “stretta riservatezza” - per gli iscritti, con il rischio di divenire strumento di strategie ad essi ignote. Così come lascia fortemente perplessi anche “la necessità di separare la realtà del lavoro di Loggia da quella profana”.
Alla solidarietà tra i “fratelli” noi contrapponiamo il concetto di “bene comune” che guarda a tutti, massoni e non, che anzi si rivolge prioritariamente a chi è più debole, a chi ha meno potere, a chi non ha la possibilità di ricambiare in alcun modo, e lo fa non in un'ottica di beneficenza ma di pari diritti, pari opportunità, pari dignità.
Alla segretezza o riservatezza noi contrapponiamo l'apertura, chiara, sincera, trasparente, verso tutti, ancor di più se si ricoprono responsabilità pubbliche o private. Le appartenenze vere sono da scambiare, confrontare, rendere pubbliche, in quanto la diversità è fonte di ricchezza e non di turbativa del “percorso iniziatico”. Altrimenti il rischio è di divenire una sorta di “club degli insicuri”, e non un momento di crescita laica, intelligente e aperta.
Questi ragionamenti di carattere generale, che valgono ovunque, diventano ancor più stringenti in una regione dove alcuni approcci culturali possono essere facilmente fraintesi e strumentalizzati. Questo non vuol dire che nelle massonerie legali non possano esserci persone che hanno nobili intenzioni o che hanno a cuore il bene comune: è lo strumento e il metodo che è da cambiare e siamo pronti in qualunque momento a dialogare con coloro che se ne renderanno conto.
Esistono poi le massonerie deviate, che sanno colpire a morte senza sparare, a volte anche servendosi di strumenti legali e di inquisizioni punitive, per ledere soprattutto la credibilità di chi le combatte.
le richieste
In questi giorni abbiamo ribadito più volte che l'omicidio di Fortugno ha un valore simbolico inquietante: si è colpito uno degli eletti per minacciare e ricattare la politica. Con la devolution bisogna occupare anche le Regioni. E la 'ndrangheta lo fa con la violenza, con l'intimidazione, colludendo con la politica, con le consorterie di affari, entrando nella massoneria (cfr. “Relazione sullo Stato della Lotta alla Criminalità Organizzata in Calabria” della Commissione Parlamentare Antimafia approvata il 26 luglio del 2000). La 'ndrangheta, probabilmente, aveva già iniziato qualche tentativo di presenza diretta in ambito amministrativo locale. Nel frattempo è cresciuta anche nella gestione di attività legali e si è circondata di “consulenti” che la stanno tirando fuori da situazioni di subalternità culturale. Oggi alza ancora di più il tiro delle pretese. Ecco perché è ormai improrogabile, a tutti i livelli, un'efficace riforma etica e morale dei partiti e del mondo amministrativo, anche come forma urgente di auto-tutela.
Come?
Ecco alcune proposte:

  • Si dice che la 'ndrangheta chieda il conto non solo dei voti richiesti ma anche di quelli non rifiutati esplicitamente. I partiti dunque rifiutino pubblicamente persone e sostegni, discussi o discutibili, nei territori e a livello regionale, non solo in Calabria. Si pronuncino già a partire dalle prossime elezioni politiche affermando di non voler nemmeno un voto procurato dalle cosche o dalle massonerie deviate. Ogni partito pretenda lo stesso atteggiamento dalle proprie sezioni locali in ogni futura consultazione amministrativa. Espella dal partito persone, anche a livello locale, notoriamente discusse o discutibili.
  • I partiti accettino il sostegno delle massonerie solo se reso pubblico ed esplicito. Ogni persona che vanga nominata dirigente, assessore, o assuma qualsiasi altro incarico pubblico di responsabilità, deve dichiarare pubblicamente ogni sua appartenenza, in modo da dare la possibilità alla collettività di verificare se vi siano interessi particolaristici o un vero orientamento al bene comune.
  • Le nomine espresse negli incarichi regionali comunque non esprimano prevalentemente poteri forti e interessi particolaristici. Si prediligano invece persone di grande competenza, di indiscussa levatura morale, ineccepibili per il loro orientamento al bene comune.

 
E' importante che si capisca che l'etica non è più un lusso in Calabria, soprattutto per la politica: non è possibile creare sviluppo nella nostra regione senza una potente carica etica.
Alcune richieste specifi che:

  • E' necessario che continui fino in fondo l'azione repressiva dello Stato. Mi auguro quindi che i parlamentari qui presenti continuino a chiedere conto al Governo sui risultati ottenuti in relazione a tutti gli omicidi rimasti impuniti. Chiediamo con forza, ad entrambi gli schieramenti, di porre la lotta alla 'ndrangheta e alle massonerie deviate come obiettivo prioritario del prossimo governo.
  • L'azione repressiva è però condizione necessaria ma non sufficiente per combattere le mafie. E' necessario anche creare nuove occasioni di lavoro, in particolar modo promuovendo la nascita di piccole imprese. In questo senso abbiamo bisogno di più strumenti, agili dal punto di vista burocratico, rigorosi sui percorsi reali nei territori.
  • Chiediamo al Governo attuale e a quello futuro ancora più fondi per i servizi sociali (e non tagli come si paventava per il Fondo Nazionale delle Politiche Sociali!); in particolare chiediamo un intervento speciale sulla prevenzione delle devianze minorili e giovanili in tutte le aree più a rischio. Al presidente Loiero chiediamo di attivare immediatamente i Piani di Zona. Solo così potremo evitare che la devianza non alimenti le fila della 'ndrangheta.
  • Le aree di collina, di montagna e le zone rurali debbono essere investite da piani di sviluppo che prevedano l’intervento privilegiato della cooperazione e dell’associazionismo imprenditoriale.
  • Non è più tollerabile la mancata attuazione della legge regionale sulla cooperazione sociale da sostenere come momento importante di sviluppo locale.
  • Vorremmo che la sanità regionale fosse restituita al controllo pubblico, ridimensionando lo strapotere dei privati e valorizzando semmai il privato sociale, negli ambiti che gli competono per tradizione e competenza.
  • Chiediamo a tutti di valorizzare la cooperazione sociale di tipo B (le cooperative che fanno inserimento lavorativo di persone svantaggiate) che rappresenta una vera risposta al bisogno di sviluppo socio-economico dei nostri territori. Vi sono, in particolare, tre caratteristiche che questa modalità d'impresa adatta a favorire lo sviluppo locale:
    1. una cooperativa sociale è espressione della comunità locale e, dunque, palestra di partecipazione e di cittadinanza attiva;
    2. è una scuola di alta imprenditorialità, in quanto rendere sostenibile una cooperativa sociale di tipo B è molto più difficile che far quadrare i conti di una normale impresa;
    3. la cooperazione sociale è uno spazio di integrazione e solidarietà capace di includere persone che altrimenti verrebbero inevitabilmente escluse dal mercato del lavoro, alimentando il disagio da cui attinge la 'ndrangheta. Ma le cooperative sociali di tipo B, al momento, paradossalmente, sono le imprese più penalizzate dagli aiuti di stato. Quindi al Governo chiediamo ulteriori strumenti di sostegno per questo formidabile strumento di imprenditorialità e integrazione. Alla regione e a tutti gli enti ad essa collegati (quindi anche le ASL) chiediamo facciano l'opzione politica di riservare ad esse 1/3 delle forniture di prodotti o servizi, magari a fronte di una verifica della qualità sociale più rigorosa per prevenire possibili strumentalizzazioni.

 
gli impegni
Detto ciò, non vogliamo certamente apparire come coloro che denunciano o propongono senza mettersi direttamente in gioco. Quanto abbiamo realizzato e i costi che abbiamo pagato dovrebbero essere già sufficienti a sgombrare il campo da tale sospetto. Ma oggi proviamo nuovamente a riproporre la nostra disponibilità.
Se si ritiene di riconoscere e valorizzare questo nostro movimento, ovviamente alle condizioni di trasparenza e moralità che abbiamo appena chiesto, siamo disponibili a offrire la nostra esperienza e le nostre competenze acquisite sul campo, a mettere a disposizione la nostra rete regionale e nazionale di supporto, anche per sviluppare partenariati utili e interessanti. Siamo disponibili a lavorare insieme per un'efficace programmazione regionale e locale che riguardi le politiche sociali e sanitarie, il volontariato, le politiche attive del lavoro, la formazione professionale, lo sviluppo locale.
Ribadiamo il carattere non strumentale della nostra disponibilità. Abbiamo solamente a cuore che l'intervento pubblico sia veramente efficace ed efficiente, in una situazione in cui tantissima gente non può più permettersi il lusso di aspettare o sperare in soluzioni future.
Alla gente che è venuta in forze a questo convegno, che crede profondamente nell'esigenza di una riforma etica della politica, che pensa che in Calabria si debba costruire una classe dirigente che concili efficacia ed eticità, proponiamo di creare una rete, un movimento regionale, fatto di persone libere, trasparenti, coraggiose, anche di diversa estrazione politica e confessionale.
Questo movimento non dovrà porsi obiettivi ampi o progetti di sviluppo per la Calabria, ma dovrà avere a cuore un solo obiettivo, prerequisito indispensabile per tutto questo: promuovere nuova classe dirigente per favorire la democrazia e la libertà. Chi di voi è interessato a partecipare e confrontarsi in questa direzione lo segnali all'uscita alla nostra segreteria. Vi ricontatteremo fra qualche mese, dopo le prossime consultazioni elettorali!
Roccella Jonica 7 Novembre 2005

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