Auguri Giuseppe!
Iniziamo l'anno con questi auguri veramente speciali, una riflessione di grande profondità che parte da una persona con cui stiamo condividendo il percorso di liberazione della nostra regione, uno dei responsabili dell'ultimo consorzio nato in Calabria: Kalon-Brion di Reggio Calabria, nome che vuol dire "faccio sorgere il bene". Ci auguriamo che il 2008 sia un anno di svolta per la nostra terra... se Dio vorrà.
Auguri Giuseppe,
o forse dovrei chiamarti come credo sia più giusto e scrivere: auguri papà...
Non il Padre, quello con la P maiuscola, quello che a volte mi sembra così distante, nascosto dietro il muro invalicabile delle fatiche di ogni giorno. Disperso nella tristezza che vedo intorno a me e che troppo spesso deriva in disperazione, nell'angoscia di un mondo lanciato senza paracadute in un futuro sfocato, che guarda confuso nascondendo la paura dietro mille effimere certezze, quasi fosse un bulletto di periferia che deve dimostrare a tutti i costi un coraggio che in realtà non possiede.
No, non è a quel Padre che mi rivolgo mentre aspetto l'arrivo di questo ennesimo Natale, ma a te Giuseppe, un papà con la p minuscola, un papà con i calzari polverosi ed il bastone in mano, pronto a caricarsi sulle spalle un fardello pesante quanto il mondo, nel rispettoso silenzio di un uomo capace di amare.
Un papà che forse è pieno di dubbi. Un papà che non riesce a capire perché proprio a lui doveva capitare una sposa tanto ingombrante, perché proprio a lui doveva arrivare un figlio più Padre che figlio.
Un uomo che non capisce perché, dopo una vita di lavoro, è costretto a fuggire come un reietto portandosi dietro una moglie bambina ed un bambino non ancora nato eppure già uomo. Un uomo che comunque è un papà e quindi capisce bene cosa è necessario fare, quale è il suo dovere. Un papà, caro Giuseppe, che, come ogni papà, sa leggere le cose del mondo con gli occhi del cuore...
Ecco perché è a te che scrivo, forse perché attraverso te vorrei scrivere a tutti i papà con la p minuscola, come me. A tutti i papà che ogni giorno, faticosamente, si alzano dal letto per andare al lavoro, anche quando il gelo invernale di questo Natale li indurrebbe a rimanere sotto le coperte. A tutti i papà che vivono un'intera giornata nell'attesa di rivedere, negli occhi dei figli, il motivo della loro fatica. Papà che sbagliano, certo, che si illudono e si disilludono, che si appassionano, che soffrono e che ridono. Papà che vivono e che, vivendo, insegnano a vivere.
Come quel papà che ho incontrato fuori dalla porta della mia Comunità un po' di tempo fa. Un uomo distinto nel suo vestito della festa, mani grosse che hanno conosciuto martello e scalpello e che in silenzio, appoggiato, non seduto, su una sedia, mi aspettava per parlarmi di quel figlio che si uccideva lentamente e che non voleva più ascoltarlo. Non era lì per lamentarsi di suo figlio, ma per capire dove lui aveva sbagliato. La dignità di un papà...
Oppure quel papà che ogni sera tornava ubriaco a casa e, dopo aver mosso le mani in preda all'alcool seminando terrore nella sua stessa casa, il giorno dopo non si ricordava più neanche chi fosse, ma riusciva a vedere incisi, sulla sua stessa pelle, sulla carne dei suoi figli, i segni di un rimorso senza fine. La disperazione muta di un papà...
O ancora quel papà che mi raccontava con gli occhi lucidi di quella volta che aveva dovuto dire no a sua figlia, di quanto gli fosse costato e di come si fosse nascosto, subito dopo, a piangere in silenzio, affranto ma convinto di aver fatto bene. La responsabilità di un papà...
Mille storie e mille volti, caro Giuseppe, che a volte si intrecciano, si incontrano, ma che il più delle volte camminano su strade parallele, condividendo, senza saperlo, un percorso comune. Lo stesso tuo percorso di quella notte, lastricato di ansie, preoccupazioni, rifiuti, porte sbattute in faccia. Cosa avrai pensato all'ennesimo no, come nascondevi a Maria, dietro un sorriso rassicurante, la tua angoscia, le tue paure?
Un uomo, la sua donna, la povertà estrema di chi non ha neanche un tetto...
Quante volte quella notte, come ogni papà, sei stato tentato di cedere alla disperazione, quante volte hai pensato di mollare cercando dentro di te scuse plausibili per giustificare la tua resa. E quante volte, stremato, hai rialzato la testa perché comunque, un papà, conosce il proprio dovere.
Ed infine la stalla, il calore degli animali, e quella tristezza, strana, sottile, che prende tutti i papà quando si fermano e riflettono su ciò che poteva essere ed invece non è stato, quel senso di inadeguatezza di ciascuno di noi di fronte al poco che riusciamo a dare...
Ma il tuo lavoro, caro papà, non è finito. Solo un papà conosce la paura silenziosa di chi, fatto tutto ciò che poteva, ora deve solo aspettare. Come è stato quel parto? Cosa hai pensato, quando in quella mangiatoia non sapevi cosa fare, quel senso di impotenza di fronte ad un fatto che non puoi determinare. Proprio tu, che, come ogni papà, sei abituato a progettare tutto nella ricerca di una sicurezza impossibile da raggiungere.
Ed infine la gioia, accompagnata dalla luce accecante dell'amore divino, che tutto copre e tutto cancella...
E tu, come ogni papà, sai quando è il momento di lasciare il palcoscenico, sai quando è il momento del ritiro silenzioso. Un po' nascosto, nella penombra della mangiatoia, assisti attonito al miracolo della vita, forse senza renderti neanche conto di quanto importante sia questa notte per le sorti del mondo.
Ma per te, in quel momento, è importante solo la tua sposa ed il piccolo appena nato. Che sia Re, vero Uomo e vero Dio, è una questione che non ti riguarda. Per te, papà resta solo il tuo bambino...
E proprio per questo sai bene che presto la festa finirà e sarà il momento di ripartire. Un re sconosciuto, lontano e malvagio, si è preso la briga di mettere gli occhi su di te, povero falegname di una provincia sconosciuta, e sulla tua famiglia. E tu sai bene che quando i potenti degnano della loro attenzione i piccoli come te non è mai a fin di bene.
Ma ci sarà tempo domani per preoccuparsi, caro papà. Oggi è festa, oggi anche grazie a te è rinata la speranza.
Una speranza che non conosce confini, che solleva gli spiriti, che va oltre i margini. Una speranza di vita e di amore.
Ecco perché oggi mi rivolgo a te Giuseppe, piccolo papà. Perché attraverso di te, attraverso i tanti papà della storia del mondo, della mia storia, riesco a sentire più vicino anche il Padre di tutti noi.
Auguri allora, Giuseppe, auguri papà. Stanotte fermati a riposare e gioisci con tutti noi, ci sarà tempo domani per rimettersi i calzari ai piedi, riprendere il bastone e ricominciare il cammino, alla luce di una speranza rinnovata.
Luciano Squillaci
vice-presidente del Consorzio di cooperative sociali di Reggio Calabria: Kalon-Brion
Altre news
A seguito di una udienza svolta con rito abbreviato presso il Tribunale di Locri con giudice il dott. Andrea Bonato, si conclude così il primo...
A monsignor Attilio Nostro, Vescovo della Diocesi (destinatario di un bossolo di proiettile ritrovato nella sua cassetta postale) e a tutta la Chiesa locale diciamo di non arr...
La liberazione della Calabria dalla 'ndrangheta, dal malaffare e dalle massonerie deviate è in corso. Sappiamo bene che le azioni che vanno nella direzione d...